I giocatori di basket di Teramo (Serie A del 2° sport di squadra più popolare d’Italia) hanno disputato quasi tutto il campionato senza essere pagati. Non lo sapeva nessuno, ma sabato 28 aprile, dopo aver ottenuto la matematica certezza della permanenza nella massima serie, hanno divulgato una lettera in cui hanno raccontato i loro problemi.

I campioni dello sport hanno fama di essere dei ricchi scemi, che guadagnano vagonate di soldi facendo poco o niente, o al massimo giocando un po’. Non sempre è così. Per loro non è stato sicuramente così.

Le parti essenziali della lettera, che ha per primo firmatario il capitano Gianluca Lulli con il sostegno di tutti i giocatori e dello staff tecnico, sono state pubblicate su La Gazzetta dello Sport del 29 aprile, e sono toccanti: «Abbiamo onorato la maglia che portiamo addosso per tutta la stagione, raggiungendo una salvezza conquistata sul campo in mezzo a mille difficoltà. Rispetteremo i colori biancorossi fino alla fine di questo campionato, ma denunciamo con amarezza la mancanza di rispetto per il nostro lavoro e per la nostra professionalità. Abbiamo aspettato invano risposte sul nostro futuro e non riceviamo quanto ci è dovuto da troppo tempo. È con profonda tristezza che scriviamo queste righe, nella speranza che i nostri sforzi di atleti e di uomini non vengano vanificati da chi dovrebbe garantire la prosecuzione del sogno sportivo».

Dopo uno sfogo come questo, ci si aspetterebbe che chi di dovere, in particolare le autorità sportive che sovrintendono allo svolgimento del campionato professionistico di basket nazionale più importante, prendano provvedimenti.

Ma a quanto pare non lo faranno. Massimo Oriani, sulla stessa edizione della Gazzetta, segnala che il presidente della Lega Basket, Valentino Renzi, ha detto più volte nel corso del campionato che tutte le società erano in regola. I presidenti hanno infatti trovato una scappatoia rispetto a quanto promettono ai giocatori prima della firma: dividono il contratto in varie sezioni, e la meno consistente la depositano in Lega; il resto del dovuto lo fanno passare per «diritti d’immagine», e i giocatori rischiano di non vederlo mai.

È l’ennesimo caso dello sfacelo dei rapporti di lavoro che si sta verificando in questo periodo nel nostro Paese. Da una parte, quella dei prestatori d’opera, ci sono spesso volontà e passione. Dall’altra parte, quella degli imprenditori, c’è spesso una grave mancanza di serietà.

Se i cestisti di Teramo si fossero comportati da fancazzisti o scioperati, ai primi accenni di mancanza da parte della dirigenza (in particolare del presidente della società, Lino Pellecchia, che da mesi assicura di star lavorando alla soluzione del problema) si sarebbero fermati. Invece hanno continuato a fare il loro dovere, magari anche qualcosa di più. Così la società è ancora in Serie A, ha mantenuto il suo valore sul mercato.

Se fallirà, la colpa non sarà certo dei lavoratori.

LASCIA UN MESSAGGIO

Inserisci il tuo commento
Per favore, lascia qui il tuo nome