Indagine tra i Millennial italiani: le startup attirano, ma la carriera si coltiva ancora nelle grandi multinazionali. Pronti a legare la propria remunerazione alle performance. Orario ideale? Ingresso presto, a casa massimo alle 17:30.

Piccolo e dinamico sarà anche bello, ma la maggior parte dei giovani lavoratori italiani preferisce ancora coltivare la propria carriera all'interno della grande multinazionale.

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Indagine tra i Millennial italiani: le startup attirano, ma la carriera si coltiva ancora nelle grandi multinazionali. Pronti a legare la propria remunerazione alle performance. Orario ideale? Ingresso presto, a casa massimo alle 17:30.

Piccolo e dinamico sarà anche bello, ma la maggior parte dei giovani lavoratori italiani preferisce ancora coltivare la propria carriera all’interno della grande multinazionale. Da una parte, dicono i dati raccolti da ForceManager, si fa strada tra i Millennial (i nati tra gli anni Ottanta e Novanta) il grande trend del momento: il 35% di loro si dice pronto a sposare la causa di lavorare in una startup, apprezzandone il terreno fertile per la crescita personale, la possibilità di misurarsi in ruoli differenti e anche quella di condividere fin da subito il rischio di impresa con i meccanismi di stock option.

Ma una più blasonata azienda multinazionale resta la scelta prediletta: raccoglie ancora il 47% di preferenze. La mentalità dei giovani tra i 22 e i 37 anni – indagati dall’analisi condotta dalla società del “Crm mobile”, attiva da qualche mese anche in Italia attraverso l’acquisizione della startup Sellf, nata all’interno del campus di H-Farm – sta comunque cambiando. Se si parla di remunerazione, ad esempio, per il 52% dei millennial italiani benefit e “lavoro agile contano di più della cifra indicata nell’ultima riga della busta paga. In particolare, rinuncerebbero fino a 3mila euro all’anno (250 euro al mese), a fronte della possibilità di essere inclusi in programmi di smart working, potendo così gestirsi autonomamente i tempi del lavoro e della vita privata, e di fare parte di progetti di nomadismo digitale. Ovvero, avere la possibilità di lavorare viaggiando, spostandosi da una città all’altra, sfruttando le potenzialità del digitale”. In questo senso, “non sorprende che 1 su 2 preferirebbe lavorare per una realtà aziendale strutturata su una “gerarchia piatta”, priva cioè del tradizionale assetto piramidale, che piace a non più del 38%”, rimarca ancora l’indagine. E su questo si innesta quello “spirito imprenditoriale” di cui sopra: il 42% dei Millennial italiani rinuncerebbe a un normale stipendio “competitivo” se venisse offerto loro un pacchetto retributivo variabile dove, accanto a una parte fissa, ci fossero bonus e stock option, collegati direttamente al rendimento dell’azienda. Se da una parte i ragazzi sono pronti a legare il loro benessere alla performance complessiva dell’azienda, dall’altra parte si chiede un cambio di passo nell’offerta da parte della struttura: programmi di wellness, come per esempio corsi di yoga o mindfulness, iniziative attive di beneficienza, come la partecipazione collettiva a gare di running, o a momenti di socializzazione come, per esempio, un corso di cucina sono nella lista dei desiderata. “Al momento, non più del 18% vive quotidianamente questa realtà, all’interno dell’azienda per cui lavora; ma ben il 65% l’apprezzerebbe”. Anche sull’orario ci sarebbe da dire e il 53% preferirebbe i ritmi nord-europei. Ossia: ingresso in ufficio presto e pausa pranzo ridotta allo stretto necessario, con l’obiettivo di tornare a casa non più tardi delle 17.30.

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