Quell’imprenditore fallito perché non gli pagavano i lavori

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Se un’azienda è piena di lavoro e di ordinativi, significa che è in salute. Cioè, in un mondo normale dovrebbe essere così. In Italia no. Se tutto quel lavoro non viene pagato, da noi capita che gli imprenditori si suicidino.

Lo ha fatto, lo scorso 8 marzo, Ivano Polita, un falegname di Noventa di Piave. Aveva 60 anni, un’azienda avviata con commesse assicurate per mesi. Ma non aveva soldi per pagare gli stipendi né per comprare il materiale – dal momento che i suoi creditori non lo pagavano e le banche non accettavano di dargli nuovi finanziamenti.

La sintesi estrema della sua storia l’ha tratta Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: è fallito per troppi crediti.

Di questa storia ha parlato il sito web VeneziaToday, ma è solo una delle tante di imprenditori schiacciati dalla crisi. Lavorano, lavorano, ma sembra che non basti mai. E finiscono col suicidarsi.

Secondo i calcoli di Alessandra Longo, pubblicati su la Repubblica del 10 marzo, a partire dal 2008 si sono tolti la vita 2˙500 imprenditori per lo stesso motivo.

La prima reazione a questo stato di cose è emotiva. Dietro a ognuno di quegli imprenditori, di quei lavoratori, ci sono famiglie e amici. C’è il dolore di persone che hanno fatto tutto secondo le regole, ma non è bastato. Le regole stesse del lavoro e della convivenza civile non li hanno salvaguardati.

Ildebrando Lava, presidente della Confartigianato di San Donà di Piave, ha sintetizzato il concetto: «Questi drammi sono omicidi legalizzati».

Un’altra reazione è cercare eventuali colpevoli, affinché non possano più far danno. E forse in questo caso si sono trovate: le banche, cui Zaia ha inviato una lettera chiedendo maggior disponibilità. Perché se gli imprenditori non trovano credito in banca rischiano di doversi rivolgere agli usurai – in quel territorio oscuro che spesso è una porta d’ingresso per la criminalità.

In ogni caso è opportuno riflettere per trovare soluzioni, magari innovative. Perché, come diceva Albert Einstein, «se fai le cose nel solito modo, ottieni i soliti risultati». E quel che stiamo ottenendo adesso, be’, è negativo.

http://www.veneziatoday.it/economia/suicidio-artigiano-noventa-piave-omicidio-legalizzato.html

di Guido Tedoldi

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