Quanti sono gli italiani ricchi? Secondo i dati del Dipartimento delle Finanze, che ha analizzato i dati delle dichiarazioni dei redditi del 2010, sono soltanto 30˙590 persone, su un totale della popolazione che si aggira intorno ai 60 milioni di persone.

Questi 30˙590 fortunati sono quelli che hanno dichiarato più di 300˙000 euro di reddito, il che forse è un po’ pochino per dichiararli «ricchi»: spalmati sulla durata dell’anno, significano infatti 25˙000 euro al mese. Tutti gli altri italiani, però (o almeno i 41,5 milioni che dichiarano di avere un reddito) guadagnano meno. In particolare, coloro che hanno un reddito da lavoro dipendente guadagnano in media 19˙810 euro; gli imprenditori, quando non finiscono in perdita, guadagnano invece in media 18˙170 euro.

I dati del Dipartimento delle Finanze sono stati rilanciati in questi giorni da molti organi di stampa (le cifre che sto dando io le ha riportate la Repubblica del 31 marzo) in diversi modi. Quelli di Repubblica hanno approfondito la ricerca chiedendo lumi all’Aipb, l’Associazione italiana del private banking che ha il polso della situazione delle famiglie dotate di grandi patrimoni. Ebbene, queste famiglie risultano essere 611˙438.

Cioè circa 20 volte di più rispetto alle 30˙590 persone ricche.

C’è qualcosa che stride.

Quelli di Repubblica hanno analizzato anche un altro indicatore di ricchezza: il possesso di automobili di lusso, definendo per queste un prezzo medio di 103˙000 euro. Bene, in Italia ne risultato immatricolate oltre 600˙000, di cui 206˙000 comprate nell’ultimo anno. Tra di esse ci sono 620 Ferrari e 151 Lamborghini.

Coloro che le hanno comprate (insieme agli yacht, che sono 100˙000) posseggono un patrimonio complessivo (questo lo dice Valentina Conte, sempre sua la Repubblica) di 800 miliardi di euro.

Il sistema fiscale italiano pone tasse sui redditi più che sui patrimoni. Anche all’estero, in gran parte degli Stati, fanno così. E questo crea evidenti distorsioni. Non sono dei rivoluzionari comunisti a dirlo, è il governo stesso!

di Guido Tedoldi

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