Un cittadino, due operatori telefonici, 200 giorni di attesa e di solleciti inascoltati e una sentenza, attesa per sei anni, che si può definire storica con la quale si riconoscono ben 4 mila euro di danni.
Sono gli ingredienti della disavventura di un utente rimasto “incastrato” tra un operatore e l’altro nel tentativo di migrare la linea telefonica e internet e che alla fine si è trovato costretto a rinunciare al proprio numero telefonico e ad avviare un nuovo contratto con un terzo fornitore. Il tutto è accaduto a Grosseto nell’aprile del 2012, quando un cittadino, aderendo a una proposta allettante, aveva sottoscritto un contratto con una compagnia di telecomunicazioni per la migrazione della linea telefonica domestica e della connessione internet Adsl. Ben presto, però, l’utente si era trovato a fare i conti con una procedura farraginosa, aggravata dall’indolenza dei due operatori: la migrazione continuava a non andare a buon fine e il grossetano era rimasto senza telefono e senza internet. Nonostante l’invio di reclami tramite la Confconsumatori di Grosseto a cui l’utente si era rivolto per essere assistito, il rimpallo di responsabilità tra le due società non dava cenni di soluzione. Inoltre il vecchio operatore continuava a pretendere il pagamento di bollette successive al mese di aprile, pur avendo attestato di aver acconsentito alla migrazione regolarmente. A distanza di ben 210 giorni dall’avvio della procedura di migrazione il cittadino, rimasto senza numero fisso e senza internet, si era trovato costretto a rinunciare al proprio numero telefonico storico, sottoscrivendo un contratto di nuova fornitura con un terzo operatore. Nel frattempo, tramite l’associazione, l’utente aveva avviato anche il tentativo di conciliazione presso il Co.Re.Com., fallito per il mancato accordo con le due compagnie. A quel punto non restava che la causa, avviata nel 2013. A dicembre 2018, finalmente la sentenza emessa dal Giudice di Pace, Valeria Bellisario, che ha ritenuto equa la richiesta di risarcimento per 4 mila di danni, oltre ad euro 400 per compensare la perdita di tempo, i fax, le telefonate e i reclami inviati costantemente in 7 mesi di calvario. In aggiunta il Giudice ha riconosciuto il diritto al rimborso dei costi vivi della nuova utenza telefonica chiesta ad altro gestore e ha stabilito che il vecchio gestore telefonico non poteva emettere fatture dopo aver cessato l’erogazione della linea, annullando di fatto le due fatture pendenti. Infine, il giudice ha condannato tutte e due le compagnie telefoniche in solido tra loro al pagamento delle spese processuali. “Un conto complessivo particolarmente salato, di quasi 8 mila euro a carico dei gestori”, commenta Confconsumatori Grosseto. Si tratta di una sentenza esemplare che confidiamo possa disincentivare comportamenti omissivi e sconsiderati da parte dei gestori telefonici che non possono “accalappiare” i clienti con offerte succulente per poi lasciarli a loro stessi in caso di guai. Altra doverosa conclusione che si trova nella vicenda è l’insufficiente efficace delle procedura deflattive delle controversie telefoniche perché in tale sedi, anche davanti ai Co.re.com., non si parla mai di risarcimento danni veri e propri per gli utenti che, al contrario, hanno pieno diritto”.