Privacy, Autorità: senza regole si precipita verso regimi di sorveglianza.

Se prive di regole, le nuove tecnologie possono alimentare un regime della sorveglianza tale da rendere l’uomo una “non persona”,

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Privacy, Autorità: senza regole si precipita verso regimi di sorveglianza.

Quali sono i confini del digitale? In che modo le nuove tecnologie stano influendo sui modelli democratici? Quanto è pervasivo il controllo sociale esercitato dalle applicazioni dell’intelligenza artificiale e dell’Internet delle cose? Che ruolo può giocare la protezione della privacy in questo contesto radicalmente nuovo?

Sono solo alcuni degli interrogativi al centro del convegno organizzato dall’Autorità Garante per la Protezione dei Dati, in occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali 2019. “Se prive di regole, le nuove tecnologie possono alimentare un regime della sorveglianza tale da rendere l’uomo una “non persona”, l’individuo da addestrare o classificare, normalizzare o escludere”, ha sottolineato Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali, nel suo discorso di apertura dei lavori della Giornata. Parole che assumono un significato concreto se si guarda a realtà come la Cina, Singapore o la più europea Estonia. Tutte realtà nelle quali il digitale svolge un ruolo chiave nella vita pubblica e privata dei cittadini tale da abbattere sempre più barriere tra una dimensione e l’altra. L’Estonia, ad esempio, ha sancito in maniera mirabile l’accesso ad Internet come un diritto fondamentale ma ha anche ridotto sensibilmente la privacy dei suoi abitanti. E cosa dire delle Smart Nation sul modello Singapore che se da un lato ha sperimenta droni postino e taxi a guida autonoma, dall’altro introduce un incisivo controllo pubblico sulla vita delle persone. Ma l’esempio più eclatante, anche per le proporzioni a cui esso si riferisce, è sicuramente quello della Cina e della sua veloce conversione al digitale che ha trasformato l’intera esistenza dei suoi abitanti in una sorta di grande gioco a premi, nel quale la reputazione digitale ha ricadute sulla vita reale, come sottolinea Francesco Radicioni, corrispondente per l’Asia per “Radio Radicale”, nel suo intervento nel panel “Dalle smart cities allo scorning del cittadino”. Un innesto della tecnologia così profondo nella vita privata pubblica che si è accompagnato ad una pervasiva ingerenza dello Stato nell’esistenza individuale. Il Social Credit System attribuisce un “punteggio” fondato sulla valutazione delle abitudini d’acquisto, delle frequentazioni più o meno esibite, dei contenuti pubblicati in rete, penalizzando quelli socialmente o politicamente indesiderabili. In questo contesto, l’attenzione riservata dall’Unione europea al tema della privacy con il nuovo regolamento approvato di recente si pone in una dimensione totalmente differente, nell’intento di mettere nuovamente la centro la persona e i suoi diritti piuttosto che il dato, la tecnica a pieno servizio dell’uomo. “Ogniqualvolta il dato”, ha precisato Soro, “viene considerato una mera cifra, da sfruttare senza considerarne l’impatto sulla persona, essa stessa si riduce a un’astrazione priva di individualità e, dunque, di dignità. E questo non solo per lucido calcolo di profitto o per politiche statali illiberali, ma anche solo per assuefazione alla cessione indiscriminata e disattenta, di quei frammenti di libertà che sono i dati e che incorporano sempre più relazioni tra persone e rapporti di potere”. “Internet”, continua il Garante “da mezzo qual era, al pari di ogni tecnologia, è divenuto la nuova dimensione  entro cui si svolge la personalità di ciascuno, la realtà in cui si esercitano e si negano i diritti, si dispiegano libertà e responsabilità. Il tutto con straordinarie possibilità, impensabili anche solo pochi anni fa, ma anche con rischi che vanno prevenuti per porre davvero la tecnica al servizio dell’uomo”. “Significative appaiono, in questa prospettiva, le infinite innovazioni che, esemplificando, riassumiamo con l’espressione ‘smart cities’: innovazioni”, ha concluso Soro, “che assicurano un sensibile miglioramento della vita individuale e collettiva, pure al prezzo di una mappatura massiva di comportamenti e abitudini dei cittadini, secondo l’ambiguità propria di ogni tecnica, che da un lato amplifica la libertà, dall’altro la limita, se non governata in funzione di tutela della persona”.

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