Istat: su fiducia consumatori, giù imprese. AACC: dato scontato e insufficiente.

A gennaio 2019 sale la fiducia dei consumatori da 113,2 a 114.

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A gennaio 2019 sale la fiducia dei consumatori da 113,2 a 114. Lo afferma l’stat evidenziando anche che l’indice composito del clima di fiducia delle imprese registra invece una flessione, passando da 99,7 a 99,2.

Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in miglioramento: il clima personale e quello corrente registrano gli incrementi più consistenti. Più in dettaglio, il clima economico passa da 129,5 a 130,8, il clima personale aumenta da 107,0 a 108,9, il clima corrente cresce da 110,0 a 112,4 e il clima futuro sale da 116,1 a 117,4. Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia diminuisce in tutti i settori (nel settore manifatturiero l’indice passa da 103,4 a 102,1, nei servizi da 99,5 a 98,6 e nel commercio al dettaglio va da 105,0 a 102,8) ad eccezione delle costruzioni dove l’indice aumenta in modo marcato passando da 130,3 a 139,2. Per quanto riguarda il settore dei servizi, si segnala il deterioramento dei giudizi sull’andamento degli affari e sul livello della domanda; le attese sugli ordini sono invece in aumento per il secondo mese consecutivo. Nel commercio al dettaglio tutte le componenti dell’indice sono in peggioramento ad eccezione dei giudizi sul livello delle giacenze che rimangono sostanzialmente stabili rispetto allo scorso mese. “Il nuovo anno parte con il piede giusto. Il dato, però, era scontato. Si tratta, poi, di vedere se continueremo nella direzione giusta”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Con l’accordo raggiunto in Europa, la manovra approvata e non più ballerina come a dicembre, lo scongiurato pericolo di una procedura d’infrazione, lo spread sotto il muro di 300 punti, era chiaro e ovvio che la fiducia degli italiani risalisse. Ora bisognerà vedere cosa succederà nei prossimi mesi, quando dalle promesse si dovrà passare ai fatti”, prosegue Dona. “La prova che la ritrovata fiducia dipenda da questo, è nel giudizio sulla situazione economica dell’Italia, che svetta da -55,3 a -47,2. Ma questo giudizio non è ancora consolidato, come attesta il peggioramento sulle attese relative alla situazione del nostro Paese, che peggiorano da -13,4 a -14,2. Insomma, bene che la Legge di Bilancio sia stata finalmente approvata e che la crisi con l’Europa sia stata scongiurata, ma ora gli italiani vogliono vedere che risultati concreti produrrà”, conclude Dona. Per il Codacons, i dati sulla fiducia di consumatori e imprese diffusi oggi dall’Istat sono insufficienti. “Per quanto riguarda le famiglie si registra a gennaio una lieve ripresa del livello di fiducia, ma è un dato che appare insoddisfacente se si considera sia il forte stop registrato a dicembre, sia il peggioramento delle attese sulla situazione economica del Paese”, spiega il presidente, Carlo Rienzi. “Disastrosi poi i numeri sulla fiducia delle imprese, che diminuisce praticamente in tutti i settori. In particolare desta preoccupazione il dato del commercio al dettaglio. Su tale valore pesa senza dubbio il flop dei saldi di fine stagione, con le vendite in calo rispetto allo scorso anno e le aspettative dei commercianti che sono state del tutto deluse”. La lettura dei dati da parte di Confesercenti appare preoccupata, in quanto il rallentamento economico in atto – internazionale ed italiano – spaventa le imprese che iniziano a temere che l’attuale fase di stagnazione possa precipitare in una nuova recessione, a partire dai consumi interni. “Per le imprese non emerge una decisa prospettiva di miglioramento, ma piuttosto di attesa e di moderato pessimismo, almeno a breve, con un indice di fiducia in discesa a gennaio per il settimo mese consecutivo”, commenta Confesercenti. E se il turismo mostra un po’ di ottimismo, segnando un incremento di 8 punti, il commercio torna a mostrare una dinamica discendente (circa due punti in meno) sia per la grande distribuzione sia per la distribuzione tradizionale, confermando la frenata dei consumi iniziata nel 2018, dovuta in parte al deterioramento della fiducia dei consumatori: sulla scia del calo dell’indice, anche la propensione alla spesa degli italiani si è infatti ridotta di quasi un punto nel corso del 2018. “Se quest’ultimo effetto permanesse anche nel 2019, la spesa delle famiglie registrerebbe su base annua una minore crescita, a parità di reddito disponibile, di circa 8 miliardi con una conseguente riduzione delle vendite negli esercizi commerciali di oltre un miliardo”.

 

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