Facebook è miliardaria grazie ai giochini

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Come fa Facebook a guadagnare miliardi? Se lo domandano in molti, soprattutto per giustificare l’enorme successo della quotazione in borsa dell’azienda avvenuta lo scorso 17 maggio, che ha fruttato 104 miliardi di dollari americani (al cambio attuale ci vogliono poco più di 0,8 euro per comprare un dollaro).

La risposta l’ha data Mark Zuckerberg, il fondatore dell’azienda: dai giochini. Sui circa 900 milioni di iscritti a Facebook nel mondo, 235 milioni entrano nel sito solo per giocare a Farmville o altri giochini simili. Per loro il sito non serve per ritrovare i vecchi amici di scuola (come era l’intento originario di Zuckerberg e degli altri studenti universitari che avviarono il social network nel 2004) bensì per guadagnare punti e posizioni di classifica, e magari per spendere soldi veri per comprare soldi virtuali da spendere all’interno di quelle applicazioni. Su quei soldi, l’azienda Facebook trattiene una quota del 30%… ed ecco da dove vengono i miliardi.

Zuckerberg ha dato i suoi numeri a S.Francisco lo scorso 11 settembre, nel corso della convention organizzata dal sito web TechCrunch (ne ha parlato anche il sito web DownLoadBlog) da cui risulta che Facebook è, senza dire di esserlo, la più grande piattaforma di gioco online al mondo. Per fare dei confronti, il sito di Xbox, gestito da Microsoft, ha 40 milioni di iscritti, e la piattaforma di World of Warcraft con i suoi 15 milioni di acquirenti ha avuto un fatturato di 1,2 miliardi nel 2011.

Il fatturato globale di Facebook, nel 2011, è stato di 3,7 miliardi di dollari (fonte Wikipedia), ma va detto che l’iscrizione e l’utilizzo del sito sono gratuite. Per versare soldi nelle casse aziendali bisogna proprio volerlo… ma a quanto pare circa 1 iscritto su 4 vuol proprio farlo.

Prima dell’ammissione di Zuckerberg, il timore di molti era che Facebook guadagnasse soldi violando la privacy dei suoi utenti. Anche perché, nel 2009, l’azienda aveva perso una class action in tribunale intentata da numerosi suoi iscritti dell’epoca.

La vicenda era cominciata nel 2007, quando nelle pagine di Facebook era stato attivato il software Beacon. Il suo scopo era tracciare le abitudini di visita e di acquisto degli utenti sui siti di e-commerce, e di aggregarli in dossier da vendere alle aziende commerciali; dopodiché, nei profili personali degli utenti tracciati, cominciavano a comparire banner pubblicitari «personalizzati».

Dopo quella sconfitta in tribunale, Facebook ha eliminato Beacon e cambiato più volte le impostazioni di privacy dei suoi utenti. I banner personalizzati, però, non sono scomparsi.

Ma se la gente partecipa in massa ai giochini, a Facebook non serve più violare la privacy. Parola di Zuckerberg.

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