“Introdurre in Italia il reato di matrimonio forzato è una proposta condivisibile, ma va considerato anche il matrimonio precoce”.
È la posizione che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, ha espresso alla commissione Giustizia del Senato in occasione dell’audizione sui disegni di legge in materia di costrizione matrimoniale nei confronti dei minorenni. In tema di matrimoni precoci, afferma la Garante, “Occorre prevedere azioni di prevenzione, reti di aiuto per le vittime e un Osservatorio sul fenomeno”. “Ho invitato la commissione a valutare se il matrimonio precoce vada considerato di per sé forzato, anche se il minorenne ha dato il proprio consenso. Le nozze precoci rischiano di privare le ragazzine del loro presente e del loro futuro, di condizionare la possibilità di scegliere un compagno di vita e di autodeterminarsi in maniera consapevole e libera”. “È certo un’operazione complessa dare rilevanza penale a questa fattispecie”, la Albano, ma andrebbe comunque fatta una valutazione approfondita per non lasciare un vuoto di tutela”. Il Comitato sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Onu, inoltre, ha appena rivolto all’Italia la raccomandazione di eliminare le eccezioni che consentono di celebrare il matrimonio ai minori di 18 anni. Nel merito delle proposte di legge all’esame della commissione Filomena Albano, nel concordare sull’opportunità di prevedere il reato di matrimonio forzato in armonia con la Convenzione di Instabul (contro la violenza sulle donne), ritiene fondamentale che la repressione penale sia accompagnata da un lavoro di prevenzione con famiglie e scuola, dalla costituzione di un Osservatorio che monitori il fenomeno e dalla previsione di reti di aiuto specifiche alle vittime. Secondo gli ultimi dati Unicef, la diffusione dei matrimoni precoci sta diminuendo a livello globale, e numerosi paesi hanno visto il loro numero calare significativamente negli ultimi anni: la percentuale di donne che hanno contratto matrimonio in età inferiore ai 18 anni è calata del 15% nell’ultimo decennio, passando da circa 1 su 4 a 1 su 5. Ma eliminare totalmente i matrimoni precoci, così come previsto dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 5, di questo passo rischia di essere ancora ben lontano dalla sua realizzazione. Servono maggiori progressi, fa notare Anju Malhotra, esperta principale in materia di genere presso l’UNICEF. “Quando una ragazza è costretta a sposarsi in età precoce affronta conseguenze sia immediate che a lungo termine. Le sue probabilità di terminare gli studi si riducono, mentre aumentano quelle di essere abusata da suo marito e di soffrire complicazioni durante la gravidanza. Ci sono inoltre pesantissime conseguenze sociali, e aumenta il rischio di perpetuare il ciclo della povertà intergenerazionale”, sottolinea, “Considerando l’impatto che un matrimonio precoce ha sulla vita di una giovane, qualsiasi riduzione nel fenomeno è una buona notizia, ma c’è ancora molta strada da fare”.