Il teatro italiano e i suoi 22,3 milioni di biglietti staccati

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Nel corso del 2011 i teatri italiani hanno staccato 22,3 milioni di biglietti. È un dato impressionante, soprattutto se paragonato ad altri settori dell’intrattenimento come il calcio, che ha staccato 22,6 milioni di biglietti. Ma va considerato che alcune partite, in particolare quelle di Serie A e delle coppe internazionali, sono eventi da 70 o 80˙000 spettatori, mentre nei teatri, anche quelli estivi all’aperto, è raro che le presenze superino il migliaio.

Ciò significa, però, che in media il teatro attira di più il pubblico. E che nonostante l’Italia venga a volte rappresentata come la terra dei cachi, dei beceri, dei buzzurri… be’, c’è moltissima gente che invece ha il gusto per gli eventi culturali, ed è in grado di capirli e gustarli.

Questi dati vengono da una fonte non sospetta, la Siae, che è l’ente italiano deputato a gestire i diritti d’autore e controlla le vendite dei biglietti sia degli eventi culturali sia degli eventi sportivi. Qualche numero dalla relazione Siae 2011 lo ha estrapolato Andrea Porcheddu sul sito web di PubblicoGiornale lo scorso 1 dicembre, scoprendo che gli spettacoli dal vivo sono stati oltre 4 milioni con un giro di affari nel solo settore del teatro di prosa di 185 milioni di euro, in aumento del 2,08% rispetto al 2010 sebbene il costo medio di ogni biglietto sia diminuito dell’1,9%.

Il grosso del fatturato lo hanno fatto 31 teatri stabili, di cui 17 di proprietà pubblica e 14 privati – in cui hanno messo in scena i propri spettacoli circa 100 compagnie stabili, le più grandi come numero di attori e tecnici. Intorno a loro c’è però un indotto di circa 100˙000 (centomila!) realtà imprenditoriali minori, che danno lavoro praticamente fisso a 200˙000 persone più molte altre precarie.

Ciò riproduce, di fatto, il modello economico del nostro Paese del settore industriale, dove i soggetti da miliardi di fatturato sono pochi ma hanno intorno un intero ecosistema di Pmi, cioè piccole e medie industrie poche delle quali arrivano ad avere 15 dipendenti.

In questo quadro la presenza dei giovani è consistente e sono in molti coloro che attualmente studiano nei Conservatori, nei Dams, nelle Accademie d’arte – e guardano al teatro come a uno sbocco professionale plausibile.

L’Italia, in sintesi, non è un Paese per ignoranti.

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