Alcuni effetti del terremoto: Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Aceto Balsamico

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A una settimana dal forte terremoto che ha colpito le provincie di Modena, Mantova e Ferrara si delineano meglio i danni non solo per le case e per le persone, ma anche per le attività produttive e tra esse per i tre più importanti prodotti agroalimentari dell’area.

Il più colpito è stato il Parmigiano Reggiano, che ha visto cadere a terra oltre 300mila forme da 40 kg l’una, ben il 10% della produzione, a causa del crollo delle scaffalature di stagionatura che sono collassate sotto le scosse. Anche per il Grana Padano sono state rovinate circa 100mila forme, il 2% della produzione totale.

Le forme già stagionate il numero di mesi sufficienti previsti dai rispettivi disciplinari saranno vendute al più presto, mentre quelle più fresche saranno o vendute sottocosto come formaggio comune oppure fuse per produrre formaggini.

Anche per l’aceto balsamico di Modena, tradizionale e non, si sono registrati notevoli danni e perdite dovute alla dispersione del prodotto e al danneggiamento di impianti e strutture produttive, per una cifra che il Consorzio stima tra i 10 e i 15 milioni di euro. A nord di Modena, dove il sisma si è sentito di più, sono situati una decina di produttori di Aceto Balsamico di Modena IGP, tra cui tre tra le più grandi realtà produttive, e moltissime acetaie di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP. «Queste ultime sono quelle che hanno purtroppo riportato i maggiori danni – spiega Cesare Mazzetti, Presidente del Consorzio Aceto Balsamico di Modena e consigliere del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena – moltissime “batterie”, le file ordinate di piccole botti di dimensione decrescente in cui il prodotto fermenta per almeno 12 lunghi anni, sono state sconvolte o rovesciate».

La frequenza delle oscillazioni ha spostato le cerchiature metalliche che permettono alle doghe di legno di contenere il prodotto, e si sono verificate numerosissime perdite di prezioso liquido, il cui valore di mercato oscilla dal 500 ai 1500 euro per litro. A poco è valso il pronto intervento dei titolari di queste aziende, reso difficile dal fatto che le acetaie sono ospitate nelle soffitte di case antiche, quelle più soggette a danni e crepe.

In quanto all’Aceto Balsamico di Modena IGP, alcuni grandi tini hanno subito seri danni, con perdite anche ingenti di prodotto che superano i 100mila litri – rese meno onerose dal più contenuto valore del prodotto (dai 4 ai 20 euro/litro) – crolli di coperture con il danneggiamento dei prodotti finiti, di macchinari ed attrezzature sotto di essi ospitati. Alcune realtà produttive hanno ripreso a lavorare, ma in modo parziale poiché i lavori di sgombero e ripristino sono soggetti alle preventive ispezioni, con conseguenti ritardi nel ritorno alla normalità, e rallentamento nelle consegne ai clienti internazionali.

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