Cibo dal web per 1’italiano su 3 (+47%).

Le nuove forme di ristorazione web abbiano portato ad uno sconvolgimento delle consuetudini degli italiani a tavola

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Cibo dal web per 1'italiano su 3 (+47%).

“A tavola! È pronto”, urlano da secoli mamme e nonne. Ma se fino a quelche tempo fa il menu servito per pranzo e cena era unico per tutti i membri della famiglia, oggi sembra essere sempre più diffusa la tendenza a mettere nel piatto pietanze personalizzate a seconda dei gusti o delle esigenze di salute legate a diete o intolleranze.

È quanto emerge da uno studio Coldiretti/Censis sul food delivery presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. La ricerca evidenzia come le nuove forme di ristorazione web abbiano portato ad uno sconvolgimento delle consuetudini degli italiani a tavola. Il ricorso al food delivery è particolarmente diffusa tra le famiglie con figli. In questo caso ordinare cibo a domicilio aiuta a venire incontro alle esigenze di tutti i componenti del nucleo familiare, che sarebbero invece difficili da soddisfare se si dovessero cucinare in casa piatti tutti diversi tra loro, complice anche la sempre minore disponibilità di tempo. Nel corso dell’ultimo anno, il 40,6% delle coppie con figli ha utilizzato una piattaforma di delivery e ancora di più lo hanno fatto le mamme o i papà single con figli (45,7%). Sono però i millennials, ovvero la fascia di età tra i 18 e i 34 anni, i maggiori utilizzatori delle piattaforme con ben il 71,1%, che sale addirittura al 73,4% se si prendono in esame i soli studenti. Allo stesso modo il ricorso al food delivery è maggiore nei medi e grandi centri urbani, dove a favorire la domanda sono da un lato la maggiore offerta di ristoranti collegati alle piattaforme, dall’altro la minore disponibilità di tempo a livello personale, legata a fattori che vanno dalle maggiori distanze da percorrere, al traffico, agli impegni. Nelle città con oltre 250.000 abitanti, in particolare ha ordinato cibo su una piattaforma di delivery il 59,4% degli intervistati.

In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio – rileva lo studio Coldiretti/Censis – c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qualità. “Il boom registrato nell’ultimo anno dal settore del food delivery porta con sé la necessità di assicurare a tutti i cittadini che utilizzano le piattaforme una sempre maggiore qualità e sicurezza di quel che si vedono recapitare a casa”, ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, aggiungendo che “la sfida è anche quella di qualificare ulteriormente il servizio puntando sulla trasparenza dell’origine e sull’uso di prodotti tipici locali, incontrando la domanda di quella maggioranza di consumatori che indica l’italianità, la tracciabilità e il km zero come i tre requisiti principali che regolano le scelte di acquisto”.

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